
Lavoro dipinto a mano terzo fuoco, su piastra di porcellana 50×60. Il dipinto raffigura una zona caratteristica di Roma, il fiume Tevere e Castel Sant’Antangelo, o Mausoleo di Adriano.

Lavoro dipinto a mano sempre terzo fuoco, su piastra di porcellana 30×40 immagine di Roma Sparita Via dei Penitenzieri – a destra la salita alla Villa Cecchini – a sinistra il Campanile della Chiesa di S. Spirito – in fondo la Porta Leonina – anno 1895

questa è la foto di come appare oggi il luogo del dipinto.

Piastra di porcellana di 30×40 immagine di Roma Sparita casa Dé Mattei vecchie case a via della Lungaretta presso Trastevere – fine 1800
Ettore Roesler Franz, pittore ed acquerellista, figlio di Luigi e di Teresa Biondi, è nato a Roma l’11 maggio 1845 e qui morto il 26 marzo 1907. Fondatore e più volte Presidente della Società degli acquerellisti in Roma, è tra i pittori italiani dell’Ottocento che più hanno esposto e si sono affermati in Italia e all’estero. È considerato come uno dei più validi esempi del filone del Realismo del tardo Ottocento e tra i migliori acquerellisti italiani di ogni tempo. Padrone della tecnica dell’acquerello (carta, pennelli e colori, da lui personalmente scelti, e il relativo raccoglitore erano tutti di provenienza inglese) perché ritenuto il mezzo migliore per riprodurre le vedute campestri e specialmente la trasparenza dei cieli e delle acque, è stato un artista cosmopolita di mentalità europea, che, vedendo lontano, voleva dare testimonianza del proprio tempo, esplorando le città che scomparivano o rinascevano. Per certi versi si può definire, quindi, come un antesignano dei moderni ambientalisti. La sua famiglia romana di origine tedesca aveva fondato a inizio Ottocento a Roma il celebre Hotel d’Allemagne a piazza di Spagna, dove alloggiarono personaggi come Goethe, Stendhal, Wagner, Luciano Bonaparte, de Lesseps, Thackeray e Winckelmann, e fu citata in un sonetto di Giuseppe Gioachino Belli. Ettore Roesler Franz, poliglotta (parlava correntemente francese, inglese e tedesco), cavaliere della Corona d’Italia e commendatore, negli ultimi anni della sua vita è stato anche onorificato della cittadinanza onoraria di Tivoli. Ma solo di recente è stato definito “il pittore del paesaggio e della memoria”, essendo il vedutista che più ha contribuito a far conoscere nel mondo l’immagine di Roma e del Lazio tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Dopo essere stato allievo delle Scuole Cristiane di Trinità dei Monti, Ettore frequentò l’Accademia di San Luca insieme al suo amico fraterno Ettore Ferrari (1845-1929), poi deputato, Gran Maestro del Grande Oriente di Italia e noto per il monumento a Giordano Bruno in Piazza Campo de’ Fiori. Fin da giovane Ettore ebbe un ottimo collegamento con gli ambienti anglosassoni, con cui condivideva sia la passione per le passeggiate tra le rovine romane e la via Appia, sia interessi lavorativi, essendo stato impiegato dal 1864 al 1872 al consolato inglese dove conobbe il console Joseph Severn (1793-1879), valido acquarellista ed amico fraterno di John Keats (1795-1821). Quando morì Severn, Ettore e suo fratello Alessandro, nel frattempo diventato console di Inghilterra a Roma, contribuirono, insieme ad altri intellettuali inglesi, all’erezione della stele sepolcrale nel cimitero acattolico di Roma alla Piramide. Il fratello Alessandro, dopo aver sposato la lady inglese Giulia Teiser, andò poi a vivere a Londra, permettendo ad Ettore di avere un canale privilegiato per la vendita dei suoi quadri nel mercato del Commonwealth. La sua maturità artistica si ha intorno al 1875, anno in cui insieme a Nazzareno Cipriani, stende il progetto per l’Associazione degli Acquarellisti romani, cui aderiscono come soci fondatori Cesare Biseo, Vincenzo Cabianca, Onorato Carlandi, Pio Joris, Cesare Maccari, Attilio Simonetti, Gustavo Simoni e lo spagnolo Ramon Tusquetz. Nel 1876 gli associati organizzano la loro prima mostra collettiva. Pochi anni dopo Ettore Roesler Franz avvia l’opera che gli ha dato notorietà in tutto il mondo: la “Roma Sparita“, o meglio, per dirla con le sue stesse parole, “Roma pittoresca/Memorie di un’era che passa”. Si tratta di 120 acquerelli (ognuno di dimensione di circa 53×75 cm., orizzontali o verticali), suddivisi in tre serie da 40 l’una, tutti realizzati tra il 1878 e il 1896. Questi acquerelli rappresentano efficaci testimonianze visive che precedono gli storici mutamenti nella struttura urbanistica di Roma. Grazie a questa sua felice intuizione è stato possibile avere una documentazione storica senza precedenti di scorci urbani ed extraurbani che stavano scomparendo, da tramandare ai posteri. In questa sezione si trova un approfondimento su “Roma Sparita”. Ettore Roesler Franz è stato, tra le altre cose, il primo pittore a dipingere il Ghetto di Roma e in tutte le pubblicazioni odierne della comunità ebraica di Roma sono riprodotti i suoi acquarelli come testimonianza dei suoi legami. Oltre agli scorci di Roma, i soggetti principali raffigurati egregiamente da Ettore Roesler Franz nei suoi acquerelli sono la via Appia, gli acquedotti, Tivoli Sparita, Villa d’Este e i suoi dintorni, le paludi e le campagne. L’Artista girò in lungo e in largo per l’Europa, come dimostrano le 23 Esposizioni all’estero (Parigi, Londra, San Pietroburgo, Berlino, Dresda, Stoccarda, Monaco di Baviera, Vienna, Belgio ed Olanda) e le 46 in Italia (Roma, Torino,Milano, Firenze, Trieste e Venezia). Oltre che in Musei e collezioni reali le opere di Ettore Roesler Franz sono finite persino in Alaska, Argentina e Australia. Diciannove opere sono state acquistate da clienti “eccellenti”: Sua Maestà l’Imperatrice Maria Feodorovna di Danimarca, vedova dello zar di Russia Alessandro III, suo figlio il Granduca Giorgio Alexandrovich, tre re d’Italia (Vittorio Emanuele II, Umberto I e Vittorio Emanuele III di Savoia), la regina Margherita, il Granduca Luigi d’Assia e il celebre statista Quintino Sella. Tra i suoi maggiori estimatori, Ettore Roesler Franz ebbe anche il grande storico tedesco e cittadino onorario di Roma Ferdinand Gregorovius (1821-1891). Un’altra conoscenza di spessore è stata quella con Giacomo Balla (1871-1958) che segnò il suo esordio internazionale proprio con un ritratto ad olio di Ettore a Villa d’Este (Tivoli) nel 1902, con il quale fu ammesso alla Biennale di Venezia nel 1903. “La sincerità fa l’artista grande” era il suo motto che figurava all’ingresso del suo studio. Un altro suo motto lo troviamo in francese sul retro di un suo quadro: “Per riuscire nella vita occorre saper pazientare, prendersi i fastidi, disfare e rifare, ricominciare e continuare senza che il moto della collera o lo slancio dell’immaginazione vengano ad arrestare o a sviare lo sforzo quotidiano”. Ettore Roesler Franz, autore tra le altre cose della prestigiosa collezione denominata “Roma Sparita”, è tra i pittori italiani dell’Ottocento che più hanno esposto e si sono affermati in Italia e all’estero. Maestro della tecnica dell’acquerello, può essere considerato come uno dei più validi esempi del filone del Realismo del tardo Ottocento. Le sue opere rappresentano una documentazione storica senza precedenti di scorci urbani ed extraurbani che stavano scomparendo, da tramandare ai posteri.