Nefertiti – Un viso sublime

lavoro dipinto a mano terzo fuoco su piastra di porcellana di cm 29×39 molto complesso sia per il copricapo che per il bavero e per i rilievi che contiene l’immagine stessa. Naturalmente tutti i rilievi ed anche le perline sempre in rilievo intorno al capo sono tutti in oro liquido. Tempo di lavorazione circa due mesi.

Piatto da parete, dove il soggetto mostra con superbia la sua bellezza. Sempre in porcellana terzo fuoco anche qui ho usato oro liquido sia al copricapo che al ciondolo tutto in rilievo, alla collana sono state applicate delle pietre di cristallo colorato.

Piatto da parete in porcellana, simile al primo, ma con meno superbia. In questo caso c’è un bavero è una collana in rilievo ricoperti ambedue di oro liquido. L’abito in trasparenza con al centro una decorazione verticale sempre in rilievo con bordi in oro.

La dea Nefertiti – il nuovo regno 1580 –1085 A.C.

La lettura esatta di Nefertiti è Ncferet-Ity, “la bella è arrivata”. Questa “bella” è la dea lontana che, dopo aver lasciato il Sole creatore, è partita per il deserto della Nubia. Senza di lei le Due Terre sono condannate alla sterilità e alla desolazione. Grazie all’intervento degli dei, in particolare di Thot e di Shu, la dea lontana ritornerà in Egitto, e la natura e tutti gli esseri viventi conosceranno di nuovo la felicità.
Nefertiti è l’incarnazione di questa dea che viene o, più esattamente, che ritorna per elargire il suo amore al faraone, affinché risplenda come un Sole. Amore celeste e Maat, la Regola eterna, al tempo stesso, ella ricrea la luce e protegge il re incaricato di farla risplendere sulla terra. Tale era, del resto, il ruolo fondamentale di tutte le regine d’Egitto. Poiché il culto del momento era imperniato su Aton, Nefertiti si chiamava anche “perfetta è la perfezione di Aton”. Grazie a lei sorgeva il disco del Sole, il cui amore per la regina raddoppiava al momento del tramonto. Nel grande tempio di Aton si trovavano alcune statue della dea Nefertiti alle quali venivano rivolte preghiere perché ella continuasse a rendere rigogliose le Due Terre. Volendo affermare la potenza della luce di Aton, Akhenaton trascurò i misteri di Osiride. Bisognava pure, però, che i riti di resurrezione venissero compiuti e, in particolare, che le quattro dee poste agli angoli del sarcofago reale (fra cui Iside e Nefti) recitassero le litanie magiche. Fu Nefertiti a prendere il loro posto.
La scena di adorazione della tomba di Ipy vede riuniti, secondo il rituale amarniano, il re, la regina e la loro figlia nell’atto di venerare il Sole divino i cui raggi terminano con mani che trasmettono la vita. C’è un particolare sorprendente: Nefertiti innalza verso Aton un vassoio, sul quale si trovano i nomi degli dei iscritti in un cartiglio, e una statuetta di una regina seduta, che rivolge una preghiera a questi nomi divini, una regina che è Nefertiti stessa! E chiaro che si tratta della rappresentazione di una Nefertiti divinizzata, il Sole femminile che dona la vita.

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